giovedì 24 giugno 2010

Alziamo le mani: la Costituzione non è un inferno


Citano Calamandrei e non considerano normale avere a capo dell'Esecutivo un uomo in lotta con la Costituzione della Repubblica; quella stessa Carta sulla quale egli ha giurato e che invece poi svilisce deliberatamente e ripetutamente. "Alziamo le mani: la Costituzione non è un inferno" è l'iniziativa del gruppo Facebook "La Costituzione avrà più sostenitori di Silvio Berlusconi". Un gruppo che, attualmente, raccoglie già circa 80mila persone e che ha deciso di organizzare una campagna mediatica dal basso, per reagire al più veemente attacco alla Carta, tra i tanti che si sono ascoltati nelle ultime settimane.
L'invito, in breve, è questo: scriverselo direttamente sulle mani che "la Costituzione non è un inferno". Un po' come si fa da ragazzini con quelle cose importanti che, però, temiamo possano sfuggirci di mente, all'occorrenza. Ovviamente, la campagna si fonda sull'attivismo dei cittadini che stanno fotografando e mettendo in Rete le proprie mani, con l'appunto vergato a chiare lettere sui palmi.
Appunti preziosi, come quelli di Piero Calamandrei, l'insigne giurista che così si rivolgeva, a chi voleva comprendere lo spirito della Legge fondamentale della Repubblica: "dietro ogni articolo della Costituzione, giovani, voi dovete vedere (...) 

Giuseppe D'Elia

giovedì 17 giugno 2010

La rete si scatena: Daniele Luttazzi, copione o originale?


Daniele Luttazzi copia o abbonda con le citazioni? In estrema sintesi, è questo il tema che più di tutti ha infiammato il dibattito in Rete da qualche giorno a questa parte. La tesi prevalente è quella che non concede appello al comico. In breve: c'è un video che mostra diverse battute originali in inglese (sottotitolate da ComedySubs) di comici americani, riprese pari pari da Luttazzi nei suoi spettacoli; il video si diffonde con rapidità via via crescente a seguito di una serie di maldestri tentativi di farlo sparire dal web; Luttazzi, nota vittima di censura politica, viene infine additato come mandante di queste censure, che dimostrerebbero dunque la sua mala fede.
Va detto, innanzi tutto, che digitando in un motore di ricerca la chiave "il meglio non è di Luttazzi" il famigerato filmato è facilmente visionabile. Più si cerca di oscurare un contenuto, più quel contenuto suscita curiosità ed il web della condivisione, ovviamente, amplifica questo fenomeno. D'altra parte, la querelle è risalente nel tempo (almeno un paio d'anni): nel blog ntvox.blogspot.com c'è un catalogo dettagliato di tutti i contributi tratti da lavori altrui che Luttazzi ha in repertorio.
La difesa del comico? Nel suo blog, Luttazzi solleva due obiezioni: 1) il video recentemente diffuso non è affatto una novità ed è anzi diffamatorio; 2) che egli si ispirasse a certa comicità d'oltreoceano è fatto notorio, tant'è che, nello stesso blog, ha sfidato i fan a rintracciare le citazioni.
Difesa debole, però. Lo stratagemma di inserire frammenti di altri autori in repertorio, per dimostrare (...) 

Giuseppe D'Elia

giovedì 10 giugno 2010

Rompere il blocco navale: le ragioni del Free Gaza Movement


Il cruento abbordaggio di una delle navi umanitarie della "Freedom flotilla", messo in atto dalle forze di difesa israeliane, ha focalizzato nuovamente l'attenzione del web sull'assedio di Gaza. In attesa degli esiti dell'inchiesta promossa (col voto contrario di Italia, Olanda e Usa) dal Consiglio dei diritti dell'uomo dell'Onu, nella ridda di informazioni circolate in proposito, alcuni punti fermi ci sembrano individuabili fin d'ora. Sull'illegittimità del blocco navale, soprattutto. Già prima della tragedia, infatti, Gideon Levy offriva – sull'israeliano Haaretz.com (articolo rinvenibile su megachipdue.info) – una valutazione durissima di tutta questa vicenda: "la propaganda ha cercato di rifilare a noi e al mondo l'idea che l'occupazione di Gaza sia finita, e che in ogni caso Israele abbia l'autorità legale per bloccare gli aiuti umanitari. Una montagna di bugie".
Del resto, l'ultimo rapporto di Amnesty International, da un lato, certifica come oggi l'80% della popolazione di Gaza dipenda dagli aiuti umanitari e, dall'altro, sottolinea che "la portata del blocco e le dichiarazioni dei funzionari israeliani riguardo al suo scopo" dimostrino chiaramente la sua istituzione "come forma di punizione collettiva nei confronti degli abitanti di Gaza, in palese violazione del diritto internazionale".
Testimonianze, queste, che aiutano a capire meglio le ragioni del Free Gaza Movement così espresse nel loro sito: "dato il continuo e sostenuto fallimento da parte della comunità internazionale (...), crediamo fortemente che noi tutti, come cittadini del mondo, abbiamo l'obbligo morale di intervenire". In definitiva, la missione della flottiglia, visti i buoni precedenti – il Movimento, negli ultimi due anni, già "è salpato da Cipro per la Striscia di Gaza diverse volte con successo" – mirava a "stabilire una linea di contatto permanente via mare tra Cipro e Gaza", garantendo (...) 

Giuseppe D'Elia

giovedì 3 giugno 2010

Social network, Tyarannybook chiude per eccesso di visite


Più di due milioni di visitatori in pochi giorni. Un successo talmente inaspettato, quello di Tyarannybook, che gli attivisti della sezione portoghese di Amnesty International si sono dovuti infine arrendere, optando per una temporanea chiusura. Perché? La risposta la si può leggere direttamente su quel che resta del social network anti-tirannia: "con la grande popolarità è arrivata una domanda travolgente di investimenti e risorse tecniche e di personale".
Una domanda che, evidentemente, non può essere soddisfatta da una struttura non-profit e che, quindi, "per ora", rende di fatto impossibile "mantenere l'esperienza di Tyrannybook così come era stata originariamente concepita".
Comprendere al meglio il funzionamento di Tyrannybook, ora che non è più attivo, rimane operazione comunque fattibile, grazie al filmato di lancio della campagna, tuttora rinvenibile on line. L'idea, in effetti, era tanto semplice quanto efficace: dar vita ad un social network di osservatori dei più noti tiranni del pianeta, che – salvo qualche lieve ritocco grafico – ricalcasse la struttura base di Facebook.
In pratica (...) 

Giuseppe D'Elia