giovedì 5 agosto 2010

Rischio contaminazione da OGM in Friuli: l'intervento di Greenpeace


In uno scontro che ha ridotto la legalità quasi ad inutile orpello, l'unica certezza è questa: bisognava agire subito, se si voleva preservare l'agricoltura friulana. Pertanto, nei giorni scorsi, gli attivisti di Greenpeace sono intervenuti in provincia di Pordenone ed "hanno tagliato, isolato e messo in sicurezza le parti superiori delle piante di mais transgenico che producono il polline, responsabile della contaminazione (...), facendo quello che le autorità hanno rimandato per settimane". A nulla infatti sono valse le precedenti denunce e l'appello online al Presidente della Repubblica, con circa 20mila firme a sostegno di una richiesta di intervento urgente per ripristinare la legalità violata. Del resto, c'è poco da equivocare in una normativa che "prevede che la semina di piante geneticamente modificate sia soggetta a specifica autorizzazione", in modo da "garantire i prodotti tradizionali dalla contaminazione con quelli transgenici" ed "evitare un danno all'ambiente". La semina in violazione del d.lgs. n. 212 del 2001, tra l'altro, è severamente punita (fino a tre anni di carcere), ma "nonostante la presenza di una norma tanto chiara, lo scorso 25 aprile un agricoltore ha dichiarato di aver proceduto (e forse non è il solo) alla semina, assolutamente illegale, di mais geneticamente modificato".
I pro Ogm, sul sito movimentolibertario.it, descrivono il tutto come un'iniziativa a difesa della libertà individuale di ogni agricoltore di scegliere cosa coltivare nella propria terra ed ora etichettano come "nazi-comunisti" gli attivisti di Greenpeace, a causa del loro intervento. Considerando però che le produzioni agricole italiane hanno sempre puntato sulla qualità e che in Europa i prodotti Ogm-free sono largamente preferiti dai consumatori, non è difficile prevedere che (...) 

Giuseppe D'Elia