giovedì 25 marzo 2010

Sabato 27 marzo mezzo mondo al buio per l'allarme clima



Dopo il mezzo fallimento del vertice ambientale di Copenhagen, "l'ora della Terra", l'annuale appuntamento promosso dal WWF, sin dal 2007, è ancora più sentito del solito, vista l'esigenza pressante di continuare a chiedere "un accordo globale sul clima", che sia "efficace e vero". Anche per questo, dunque, sabato 27 marzo, alle 20.30, "in tutto il pianeta si spegneranno le luci per un'ora". Ed è chiaro che senza il web il crescente successo che l'evento sta registrando non sarebbe stato neanche lontanamente immaginabile. Stando agli ultimi dati disponibili on line, infatti, è già stato superato il record delle 88 nazioni aderenti, dello scorso anno.
Sono 110, al momento, i paesi che hanno aderito e (...) 

Giuseppe D'Elia

giovedì 18 marzo 2010

L'ARROGANZA DI UN POTERE SENZA LIMITI



L'arroganza del Potere. Passerà alla storia con questa didascalia l'immagine di un ministro in carica che, letteralmente, cerca di buttar fuori un cronista, reo di aver posto una domanda scomoda al capo del governo. Non a caso, insomma, quest'istantanea ha fatto immediatamente il giro del web, per essere poi ripresa anche dalla stampa di mezzo mondo. E se lo sguardo dell'osservatore si sposta dal dettaglio al quadro d'insieme, le cose non migliorano affatto. Perché quella scena avviene davvero in un contesto surreale. Perché per l'ennesima volta, in sedici anni di cronache politiche, il primo ministro italiano proclama l'infallibilità della sua parte, vittima di fantomatici complotti della fazione avversa, messi in atto, al solito, con la complicità di alcuni giudici.

Il tutto nel corso di una conferenza stampa farsesca, in cui, mentre si continuava a raccontare la storiella della competizione elettorale regionale falsata dall'assenza della lista del principale partito, si ammetteva candidamente che il sostegno del medesimo partito, a questo punto, sarebbe stato indirizzato direttamente verso il listino del candidato presidente. Con il che, da un lato, si rivelava l'inconsistenza dell'argomento urlato per giorni della competizione con un solo candidato presidente in campo (quello della fazione che complotta coi giudici per sovvertire la volontà popolare, ovviamente); dall'altro si svelava come l'unico vero problema fosse che su certe poltrone non si sarebbero potuti accomodare i prescelti del preteso principale partito. Quello stesso partito che – sia ben chiaro – se è, o non è, principale lo decidono di volta in volta gli elettori, valutandone i comportamenti. E tra i comportamenti non rientra anche la capacità di consegnare una lista per tempo e non all'ultimo minuto? Per non parlare dell'incapacità di ammettere i propri errori e della forzatura di un decreto mal scritto, fatto firmare in fretta e furia al Presidente della Repubblica, pur di provare a rientrare in gioco. 

Giuseppe D'Elia

giovedì 11 marzo 2010

Rifiuti zero, la teoria di Paul Connett spopola su internet



Che diranno ora gli scettici? Quelli che irridevano il prof. Paul Connett, guru web della "strategia rifiuti zero", quando affermava che "i rifiuti residui sono la prova che abbiamo errori di progettazione a livello industriale", perché "se non lo possiamo riusare, se non lo possiamo riciclare e non lo possiamo compostare, le industrie non dovrebbero farlo". Quanti ammetteranno, a questo punto, che la recente condanna che la Corte di giustizia europea ha comminato all'Italia in violazione della direttiva comunitaria sul trattamento dei rifiuti, nel sanzionare il "deficit strutturale di impianti" in Campania, non intendeva certo far riferimento solo all'assenza dei termovalorizzatori? Eppure il dispositivo definisce chiaramente i compiti degli Stati membri: "creare una rete integrata ed adeguata di impianti", al fine di "assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, nonché di limitare la loro produzione promuovendo, in particolare, tecnologie pulite e prodotti riciclabili e riutilizzabili". Se l'obiettivo prioritario è dunque il riciclo ed il riutilizzo dei prodotti, se le tecnologie da promuovere nel processo di trattamento dei rifiuti devono essere pulite, una strategia che miri ad eliminare progressivamente tutto quello che non può essere usato e riusato, non è esattamente ciò che serve per ottemperare al precetto comunitario?
La ricetta, del resto, è sostanzialmente la stessa che propone il presidente del Wwf Italia, Stefano Leoni, quando sostiene che "se non affronteremo seriamente il tema della prevenzione e del recupero materia dai rifiuti, nel giro di pochi anni ci troveremo di fronte ad emergenze ben più complesse e a numerose altre condanne". Per scongiurare, quindi, entrambi i pericoli bisogna, da un lato (...) 

Giuseppe D'Elia

giovedì 4 marzo 2010

Processo breve: sul blog dei giudici monta la polemica



Come raggiungere l'obiettivo di una ragionevole durata dei processi in Italia? Secondo una suggestiva tesi, ultimamente molto in voga, "contro la durata indeterminata dei processi" bisognerebbe semplicemente imporre per legge delle scadenze certe, per ogni grado di giudizio. Il ragionamento, ridotto all'osso, è questo: se i processi durano molto è perché la giustizia è lenta; quindi, basterebbe 'contingentare' i tempi, per avere senz'altro un incremento dei ritmi di lavoro dei tribunali tale da consentire il rispetto dei termini. Peccato, però, che il limite più evidente di questo ragionamento sia già emerso in Rete da qualche settimana. Digitando, infatti, in un motore di ricerca la chiave "protesta degli avvocati contro i giudici stakanovisti" è possibile leggere tutti gli estremi di una recente vicenda giudiziaria che a tratti sfiora il paradosso.
Sono i magistrati di toghe.blogspot.com a dar notizia della "surreale protesta dell'Unione delle Camere Penali" contro il Tribunale di Nola, reo di fissare addirittura "quattro udienze alla settimana", onde arrivare a "definire delicati processi contro imputati di gravi reati". Per gli avvocati, insomma: "pur di condurre a termine i dibattimenti in tempi tali da consentire il permanere della custodia cautelare di alcuni degli imputati, il collegio giudicante non ha esitato a precludere ad essi, di fatto, il diritto di difesa e persino a violare palesemente le regole processuali".
In pratica (...) 

Giuseppe D'Elia