giovedì 11 marzo 2010

Rifiuti zero, la teoria di Paul Connett spopola su internet



Che diranno ora gli scettici? Quelli che irridevano il prof. Paul Connett, guru web della "strategia rifiuti zero", quando affermava che "i rifiuti residui sono la prova che abbiamo errori di progettazione a livello industriale", perché "se non lo possiamo riusare, se non lo possiamo riciclare e non lo possiamo compostare, le industrie non dovrebbero farlo". Quanti ammetteranno, a questo punto, che la recente condanna che la Corte di giustizia europea ha comminato all'Italia in violazione della direttiva comunitaria sul trattamento dei rifiuti, nel sanzionare il "deficit strutturale di impianti" in Campania, non intendeva certo far riferimento solo all'assenza dei termovalorizzatori? Eppure il dispositivo definisce chiaramente i compiti degli Stati membri: "creare una rete integrata ed adeguata di impianti", al fine di "assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, nonché di limitare la loro produzione promuovendo, in particolare, tecnologie pulite e prodotti riciclabili e riutilizzabili". Se l'obiettivo prioritario è dunque il riciclo ed il riutilizzo dei prodotti, se le tecnologie da promuovere nel processo di trattamento dei rifiuti devono essere pulite, una strategia che miri ad eliminare progressivamente tutto quello che non può essere usato e riusato, non è esattamente ciò che serve per ottemperare al precetto comunitario?
La ricetta, del resto, è sostanzialmente la stessa che propone il presidente del Wwf Italia, Stefano Leoni, quando sostiene che "se non affronteremo seriamente il tema della prevenzione e del recupero materia dai rifiuti, nel giro di pochi anni ci troveremo di fronte ad emergenze ben più complesse e a numerose altre condanne". Per scongiurare, quindi, entrambi i pericoli bisogna, da un lato (...) 

Giuseppe D'Elia