giovedì 4 marzo 2010

Processo breve: sul blog dei giudici monta la polemica



Come raggiungere l'obiettivo di una ragionevole durata dei processi in Italia? Secondo una suggestiva tesi, ultimamente molto in voga, "contro la durata indeterminata dei processi" bisognerebbe semplicemente imporre per legge delle scadenze certe, per ogni grado di giudizio. Il ragionamento, ridotto all'osso, è questo: se i processi durano molto è perché la giustizia è lenta; quindi, basterebbe 'contingentare' i tempi, per avere senz'altro un incremento dei ritmi di lavoro dei tribunali tale da consentire il rispetto dei termini. Peccato, però, che il limite più evidente di questo ragionamento sia già emerso in Rete da qualche settimana. Digitando, infatti, in un motore di ricerca la chiave "protesta degli avvocati contro i giudici stakanovisti" è possibile leggere tutti gli estremi di una recente vicenda giudiziaria che a tratti sfiora il paradosso.
Sono i magistrati di toghe.blogspot.com a dar notizia della "surreale protesta dell'Unione delle Camere Penali" contro il Tribunale di Nola, reo di fissare addirittura "quattro udienze alla settimana", onde arrivare a "definire delicati processi contro imputati di gravi reati". Per gli avvocati, insomma: "pur di condurre a termine i dibattimenti in tempi tali da consentire il permanere della custodia cautelare di alcuni degli imputati, il collegio giudicante non ha esitato a precludere ad essi, di fatto, il diritto di difesa e persino a violare palesemente le regole processuali".
In pratica (...) 

Giuseppe D'Elia