giovedì 13 dicembre 2012

C’ERA UNA VOLTA LA RIVOLUZIONE LIBERALE (PER UN NUOVO MIRACOLO ITALIANO) [3 di 4]

(segue) Se l’economia reale va male, quanto meno, andrebbe riconosciuta l’efficacia dell’azione di governo rispetto al temibile spauracchio dello spread, si obietterà. D’altra parte, a inizio dicembre, l’obiettivo del dimezzamento di questo indicatore, rispetto al dato con cui Monti si era ritrovato a doversi confrontare all’inizio del suo mandato, sembrava davvero realizzabile, essendo sceso, finalmente, sotto la soglia dei 300 punti. E, non a caso, il prudente economista bocconiano era arrivato a sbilanciarsi pubblicamente, esprimendosi esattamente in questi termini (34):
«Desidero confessare che per me c’è un livello di spread a 287 punti base che rappresenta un obiettivo e che spero sia presto toccato».
Riccardo Realfonzo, però, sul punto, rende finalmente esplicito ciò che più volte abbiamo sottolineato nel corso delle nostre riflessioni presenti e passate: il ruolo decisivo della BCE, nella partita.
«Effettivamente, nei giorni scorsi la differenza tra il costo del debito italiano e quello tedesco era giunta a dimezzarsi, e questo significa che gli investitori hanno chiesto un “premio” considerevolmente più basso per rinunciare ai sicuri bund tedeschi e prendere i nostri btp. Ma il merito è davvero di Monti? Analizzando dati e grafici si arriva senza possibilità di dubbio a concludere di no. Infatti, ancora il 24 luglio scorso, lo spread toccava valori intorno al 5,4%. Ma subito dopo il governatore della BCE, Mario Draghi, faceva capire a tutti che avrebbe finalmente assunto una linea interventista, in funzione anti-spread. Nel giro di tre giorni lo spread si riduceva di un punto percentuale. Successivamente, ai primissimi di settembre, i nuovi annunci sulla disponibilità della BCE ad effettuare acquisti illimitati dei titoli dei Paesi in difficoltà procurò, nel giro di un paio si settimane, un nuovo crollo dello spread che andava ad attestarsi su valori di poco superiori al 3%. Gli accordi sul fondo salva-stati e, nei giorni scorsi, a sostegno delle finanze greche hanno fatto il resto. Chi avesse dubbi su quanto appena affermato potrebbe estendere il confronto ad altri titoli del debito sovrano, ad esempio a quelli spagnoli o a quelli portoghesi. E avrebbe conferma che si tratta di una dinamica europea, in tutto simile a quella appena descritta. In sostanza, l’austerità di Monti e i “compiti a casa” non c’entrano molto con le “virtuose” dinamiche dello spread cui abbiamo assistito in questi mesi. La ragione del calo degli spread è nella disponibilità a intervenire in chiave antispeculativa della Bce e, in secondo luogo, del fondo salva-stati. Più in generale, e indipendentemente dalla (pessima) qualità degli accordi europei, i mercati hanno percepito una certa consapevolezza europea sui rischi di deflagrazione dell’area euro e una qualche determinazione a evitare questo esito» (35).
Tirando le somme, dunque, il vero merito politico di Mario Monti, nella sua breve esperienza di governo, può esser stato tutt’al più quello di dare maggiori garanzie di affidabilità del suo predecessore, alla BCE e ai partner europei. Il che, stante la cronaca recente, col prepotente ritorno in campo di un ormai quasi ottuagenario Silvio Berlusconi, ci impone di aprire una lunga parentesi sull’incapacità della destra italiana di emanciparsi una volta per tutte dal suo padre padrone e sul ruolo imponente che il vissuto personale e politico di quest’uomo ― piaccia o meno ― ha avuto nella storia recente del nostro Paese.

Ovviamente, non staremo qui a ripercorrere per filo e per segno tutte le vicende del (quasi) ventennio berlusconiano, ma alcuni punti fermi crediamo di poterli individuare agevolmente. Stiamo parlando di un pluri-indagato (36), ricchissimo e potentissimo, un uomo che è stato ed è la personificazione del concetto stesso di conflitto di interessi (37): titolare di un impero mediatico che ha il suo punto di forza nelle tre reti TV che assieme sono riuscite a tener testa al colosso RAI per oltre due decenni; da uomo di governo, non solo ratifica per legge il duopolio televisivo (e la legittimità della propria posizione dominante nel settore privato), ma colloca al contempo una serie di pedine chiave nella televisione pubblica (38), di fatto, trasformando il panorama televisivo italiano in qualcosa di simile a un monopolio monocolore. Stravolge altresì un intero sistema giudiziario, riducendo i tempi di prescrizione di moltissimi reati (39) e depenalizzando alcune specifiche fattispecie criminose di cui era accusato (40). Prova in tutti i modi a sfuggire ai diversi processi in cui si trova coinvolto, da ultimo per vicende talmente incresciose (sesso a pagamento con una minorenne) da gettare su di lui un ombra di discredito sul piano internazionale, senza precedenti.

Nella costruzione mediatica della sua fedelissima macchina di propaganda, quest’uomo diventa invece una sorta di perseguitato politico. Tralasciamo per carità di patria di riportare tutte le dichiarazioni vittimistiche con le quali costui ― uno degli uomini più ricchi del mondo ― ha avuto, più volte, l’ardire di sostenere di essere al centro di un complotto giudiziario (41) quasi ventennale che, per come è strutturato il sistema processuale italiano, dovrebbe vedere coinvolti decine e decine di magistrati di ogni grado, dato che sulla base di accuse (a suo dire) inesistenti lui si è sentito in dovere di cercare varie strade per sfuggire alla verità processuale, invece di chiedere ai giudici di accertare rapidamente la sua (a suo dire) assoluta innocenza, con formula piena, nei due gradi di giudizio di merito e nel giudizio di legittimità in Cassazione. Non possiamo, tuttavia, non sottolineare come le stesse persone che lo difendevano come avvocati in tribunale, poi, andavano in parlamento a votare leggi che potevano mutare in meglio la sorte processuale del loro assistito, nonché leader politico (42).

Ma tutto questo, per quanto non possa piacere, è avvenuto ripetutamente perché in più di un’occasione Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni politiche e ha avuto modo così di legiferare come meglio credeva, avendo la maggioranza parlamentare per farlo.

E già questo punto ci sembra molto importante, dato che il Nostro molto spesso ha lamentato la sua difficoltà a realizzare quanto prometteva in campagna elettorale (in ciascuna delle tre campagne elettorali vincenti, se vogliamo dirla tutta), perché “non aveva il 51%” (43), cercando così di scaricare sugli alleati di governo il fallimento del progetto politico programmatico. Curiosamente, però, il Cavaliere dimentica che la maggioranza per effettuare tutti i correttivi normativi che più direttamente gli interessavano ― quelli “ad personam”, insomma ― chissà come, alla fine, c’è sempre stata.

Molto più sincere sono le affermazioni del grande imprenditore prestato alla politica sulla Costituzione repubblicana, come vincolo inaccettabile al suo potere. Tutto il ventennio berlusconiano è stato giocato sull’occultamento della formula completa del secondo comma dell’art. 1 della nostra Legge fondamentale. Berlusconi si è sempre proclamato Sovrano per interposta persona del popolo che lo ha eletto, omettendo sempre di ricordare, però, che «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Con il che si scopre quanto sia eversivo il messaggio politico di fondo di un personaggio che ha legiferato più volte contra Constitutionem (44) e che arriva ora a descrivere il giudizio di conformità a Costituzione delle leggi come una sorta di mezzo col quale i suoi avversari politici (i magistrati politicizzati; sempre a suo dire, ovviamente), riescono a bloccare il suo operato, tutte quelle volte in cui il 51% di parlamentari favorevoli a far passare un provvedimento incostituzionale, evidentemente, c’erano (45).

In definitiva, Silvio Berlusconi, l’uomo “sceso in campo”, nel 1994, per fare la rivoluzione liberale e realizzare un nuovo miracolo italiano si è guadagnato da allora per ben tre volte la fiducia della maggioranza degli elettori italiani. Solo che, poi, nel corso delle legislature in cui aveva la maggioranza, l’unico programma che riusciva sempre ad attuare fino in fondo era quello che più direttamente (e personalmente) gli interessava realizzare, mentre la rivoluzione liberale restava sempre buona per la campagna elettorale successiva. Un po’ come lo spettro della minaccia comunista da scongiurare, che pure fa sempre comodo, all’occorrenza.

Sul punto, Marco Sarti, in poche righe, riesce a essere particolarmente incisivo:
«Meno tasse per tutti. Tra le campagne di comunicazione di Berlusconi questa è una delle più ricordate. Ma la rivoluzione antistatalista di Forza Italia era molto di più. “Il neonato partito si presentò alle sue prime elezioni con un programma di riforme liberali quale non si era mai visto in Europa” ricordava sul suo blog Antonio Martino. Più spazio per imprese e individualità. Magari a discapito degli accordi con i sindacati. Meno allo Stato invadente e illiberale. “Credevamo che dalla privatizzazione delle troppe attività statali si sarebbero ricavate risorse per ridurre l’immenso stock di debito pubblico e che, grazie anche alle liberalizzazioni, avrebbero dato un impulso alla crescita”. Al di là della nostalgia, cosa resta oggi di quel sogno? Poco. Forse niente. Ecco perché il ritorno allo spirito del ’94 di Berlusconi assume i connotati della presa in giro. L’ennesima, dato che il progetto viene ciclicamente recuperato. Intanto la spesa pubblica continua a crescere. Solo dal 2001 al 2006 ― a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi ― è aumentata di quasi il 17 per cento. Così la pressione fiscale. “Se il cittadino percepisce le tasse come giuste, se gli si richiede di versare il 33 per cento, è invogliato a pagare ― diceva il Cavaliere nel 2004 ― Se invece gli si chiede il 50 per cento del suo reddito si sente moralmente autorizzato ad evadere” (46)».
Quest’ultima notazione di Sarti, in verità, evidenzia un primo elemento che può dirci qualcosa di assai significativo sul persistente consenso registrato da Berlusconi nella sua lunga stagione politica. In un Paese con la mole di economia sommersa che l’Italia si trascina dietro da tempo immemore, senza mai ottenere veri scatti in positivo sul recupero dell’imponibile evaso, è chiaro che un leader che si esprime in questi termini tranquillizza molto l’evasore, piccolo e grande, sul tipo di trattamento cui potrà andare incontro, se dà la sua fiducia (e il suo voto) a chi solidarizza ed empatizza con lui, anziché additarlo come responsabile del dissesto del bilancio pubblico nazionale.

Se poi nelle legislature berlusconiane arrivano puntualmente le sanatorie fiscali e i condoni edilizi, potendone anche beneficiare in forma anonima (47), pare evidente che qualcosa di concreto per cui votarlo lo abbiamo infine evidenziato.

Sul piano della propaganda mediatica invece va detto subito che, soprattutto dal 2001 in avanti, la narrazione liberale ha lasciato il campo alle tematiche più tipiche delle destre ultraconservatrici e xenofobe. In una battuta, ha prevalso l’anima leghista/post-fascista, se si considera che le norme che più si ricordano dei governi Berlusconi sono: la Bossi-Fini, con le previste restrizioni sulle immigrazioni (48); la Fini-Giovanardi, con la sostanziale eliminazione della distinzione tra droghe leggere e pesanti, entrambe quindi sanzionabili (49); la Legge 40 sulla PMA, con la conseguente consacrazione dell’embrione a pieno soggetto di diritti esigibili in suo nome, salve le norme sulle IVG (50); la Legge Biagi, con tutto il suo carico di precarietà, ma che veniva venduta come naturale reazione all’eccessiva rigidità delle garanzie e dei diritti, conquistati negli anni Settanta del secolo scorso.

Forse, quest’ultima normativa è l’unico vero punto di contatto col pensiero liberale. Con il che si può anche comprendere meglio il disagio della minoranza liberale di fronte a questo misto di piccole furberie contabili, conservatorismo barbaro e clericalismo di facciata. E la recente e convinta adesione al progetto egemonico di spostarsi stabilmente (anche?) nel campo della sinistra assume, quindi, contorni abbastanza definiti.

Dal famoso testo ― “Il liberismo è di sinistra ”(51) ― di Alesina e Giavazzi, alla recentissima e agguerritissima battaglia per la conquista della leadership nel PD (formalmente in coalizione con SEL e col micro-partito socialista; sostanzialmente una sfida tutta interna al partito), la contaminazione liberal del campo storicamente avverso ha rappresentato dunque un ultimo tratto distintivo dell’epopea berlusconiana. Una contaminazione che, probabilmente, ha raggiunto il suo apice, proprio quando la figura di Berlusconi era già in declino: ciò che si evidenzia non tanto nell’appoggio esplicito (e probabilmente strumentale) che il vecchio leader del centrodestra italiano ha pubblicamente rivolto al giovane aspirante leader dell’opposto schieramento politico (52), quanto piuttosto nell’identità stessa di una bella fetta della potenziale base elettorale del sindaco di Firenze. Matteo Renzi, infatti, nel condurre la sua lotta contro il vecchiume da rottamare nel suo partito, si è ritrovato a godere di un consenso ipotetico che, in larga parte, gli veniva da persone che si definivano candidamente “di destra”, come è evidente dall’indagine condotta da Il Sole 24 Ore in proposito (53). Auto-definizione talmente radicata da non permettere, poi, a costoro di andare a incidere effettivamente sul risultato finale della sfida tra Renzi e Bersani, visto che l’unico vincolo per votare era quello di registrarsi come elettore del centrosinistra e considerato che il corpo elettorale è rimasto pressoché identico a quello delle primarie (di partito) che elessero Bersani segretario.
Con la netta sconfitta ― Renzi alla fine non è riuscito nemmeno a raccogliere tutti i voti dell’opposizione al segretario (54) ― di questa sorta di mini rivoluzione liberale nel PD, tentata, soprattutto, sfruttando l’entusiasmo per quel rinnovamento che resta pur sempre auspicabile, sul piano degli interpreti e anche su quello dei programmi (ma non certo per abbracciare quelli dell’altra parte…), si apre, infine, l’annoso dibattito sul rapporto tra pensiero liberale e berlusconismo.
Massimo Mucchetti, nel suo “La strana pretesa dei liberisti. Chiedere alla sinistra di fare la destra” (55), all’indomani del consolidamento della leadership di Bersani nel PD, è lapidario, sul punto:
«La cultura della destra italiana, presto o tardi, dovrà fare i conti con l’età berlusconiana. E questa è una responsabilità alla quale non poteva sfuggire andando a covare il proprio uovo nel nido del Pd».
Michele Fusco, su Linkiesta, è ancora più esplicito (56):
«Il campo della destra non può essere considerato un campo di cui vergognarsi solo perché vi ha soggiornato vent’anni da imperatore Silvio Berlusconi. È ora, cari liberali, di farsene una ragione».
E tuttavia le legittime aspirazioni di chi desidera costruire anche in Italia la destra liberale, chiudendo per sempre la parentesi padronale del berlusconismo, sembrano destinate a scontrarsi, ancora una volta, con la sua rinnovata voglia di candidarsi―sesta candidatura consecutiva (caso più unico che raro nelle democrazie compiute)―a leader del proprio schieramento politico.
Una voglia di conservare la propria posizione di potere, ovviamente (e sconsideratamente), assecondata da quell’apparato di partito che sembra molto più una corte, che una dirigenza politica, ma ― e qui sta il vero nocciolo della questione ― l’incognita emergente, stavolta, è questa: fuori dalle logiche del vassallaggio e della cortigianeria, c’è ancora quel popolo delle libertà, disposto ad assecondare in massa il vecchio leader e il nuovo (o vecchio) partito che starebbe per (ri)fondare? (57)

Sappiamo bene che il crollo del PDL nei sondaggi, nella lettura del suo leader storico, va attribuito prevalentemente al basso profilo che lui ha scelto di tenere in questo anno di governo tecnico. In altri termini, per Berlusconi, se il PDL è sceso dal 37% (e rotti) di consensi reali registrati alle elezioni del 2008 (58), al 15% circa dei sondaggi più recenti (59), non vi è nessuna responsabilità sua personale. Anzi: col suo ritorno sulla scena in grande stile e con un nuovo (o antico, ma glorioso) marchio politico, tutto il popolo del centrodestra ritroverebbe magicamente fiducia e rimetterebbe nuovamente nelle sue mani il proprio destino e quello dell’Italia tutta.

Sappiamo anche che si è vociferato per mesi di una scelta popolare del nuovo leader del centrodestra italiano, con elezioni primarie da svolgere il 16 dicembre (60). Primarie, ora, annullate perché ― parole del povero segretario del PDL, Alfano ― Berlusconi “è il detentore del titolo” e quindi se resta in campo ha il diritto di difenderlo (60).

Quello che forse non tutti sanno è cosa pensano gli elettori del PDL, di questa scelta. E il risultato è molto interessante: secondo l’Istituto Piepoli (62), la maggioranza assoluta (ben il 64%) del potenziale elettorato di centrodestra desiderava un leader scelto con le primarie, mentre solamente per il 16% risulterebbe preferibile la ricandidatura di Berlusconi, senza competizione interna. Significative ci sembrano anche le motivazioni espresse dal minoritario zoccolo duro berlusconiano, che per un terzo (5%) “crede in lui” per atto di fede, per un altro terzo “per continuità”, mentre è solo il terzo restante a essere convinto che il Cavaliere sia «l’unico che può vincere contro il Centro Sinistra».

Poi, magari, Berlusconi stupirà tutti con l’ennesima rimonta strabiliante in campagna elettorale, ma i numeri dicono che, ad oggi, c’è un vasto spazio per coltivare il campo della destra liberale, in opposizione all’eterno ritorno dell’uomo di Arcore.

Se dunque ha visto bene chi ipotizza che il recente annuncio di imminenti dimissioni di Mario Monti possa preludere a un suo impegno politico diretto, forse, il quadro politico nazionale potrebbe finalmente chiudere un’epoca e ricomporsi, in uno scenario più in linea col corrispettivo quadro europeo.

Purché Monti ammetta apertamente, però, di rappresentare una ben precisa e individuata area politica (nel campo della destra liberale), mettendo così definitivamente da parte le ipocrite pretese di asettica imparzialità.
(continua)

Giuseppe D'Elia

 per L'Indiependente.it    
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(34) http://www.teleborsa.it/News/2012/12/03/monti-auspica-di-vedere-presto-lo-spread-dimezzato-a-287-punti-697.html

(35) http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/06/il-sogno-di-monti-e-lincubo-degli-italiani/438183/

(36) http://it.wikipedia.org/wiki/Procedimenti_giudiziari_a_carico_di_Silvio_Berlusconi

(37) http://www.carovanaperlacostituzione.it/menunew/confint

(38) http://www.giornalettismo.com/archives/116236/annunziata-rai-berlusconi-de-bortoli/

(39) http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/politica/giuscir/giuscir/giuscir.html

(40) http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/prescrizione-sme/prescrizione-sme/prescrizione-sme.html

(41) http://www.youtube.com/watch?v=X3LlVL301WQ

(42) http://it.wikipedia.org/wiki/Niccol%C3%B2_Ghedini

(43) http://www.youtube.com/watch?v=Ng2oOEz2CrY&t=1m13s

(44) http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=132643

(45) http://www.youtube.com/watch?v=pTTGSrGWzl0

(46) http://www.linkiesta.it/berlusconi-la-nuova-rivoluzione-liberale

(47) http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_04/rizzo-condoni_b7aa14ae-b0b3-11de-b562-00144f02aabc_print.html

(48) http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Bossi-Fini

(49) http://it.wikipedia.org/wiki/Decreto_del_Presidente_della_Repubblica_309/1990

(50) http://it.wikipedia.org/wiki/Procreazione_assistita_%28ordinamento_civile_italiano%29

(51) http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2007/09/radiocorlibri-liberismo.shtml?uuid=a0e0f00e..

(52) https://www.youtube.com/watch?v=hLXp3UD1ARg

(53) http://friendfeed.com/seideegiapulp/c06c6802/cosi-si-capisce-csxfactor-primarie-perche-la

(54) http://friendfeed.com/seideegiapulp/e5ddc05c/trionfo-di-renzi-sicuri-6-dee-gia-tumblr

(55) http://m.friendfeed-media.com/c874008701cee0b5cb0686f25ba5261ec1ac537b

(56) http://www.linkiesta.it/liberali-renzi-berlusconi

(57) http://www.agi.it/politica/notizie/201212111020-pol-rt10067-berlusconi_nome_resta_ma_con_glorioso_simbolo_forza_italia

(58) http://elezionistorico.interno.it/index.php?tpel=C&dtel=13/04/2008&tpa=I&tpe=A&lev0=0&levsut0=0&es0=S&ms=S

(59) http://www.youtrend.it/wp-content/uploads/2012/12/46a.png

(60) http://www.tg3.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-01cd9cdc-f958-4444-bdd9-ee91c87562c2.html

(61) https://www.youtube.com/watch?v=tgDinMsZk2I

(62) http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/StampaSondaggio.aspx