mercoledì 20 luglio 2011

"Genova, le lacrime di luglio", dieci anni dopo /2


(segue) Tanti, troppi, errori, di tanti, troppi, singoli, che anche molto recentemente, purtroppo, si sono rivisti in quel di Chiomonte, in occasione delle proteste di questo inizio luglio dei No-Tav. Pestaggi, cacce all'uomo, cariche con mezzi meccanici, lacrimogeni sparati direttamente addosso ai manifestanti: il video in cui è lo stesso operatore a essere colpito da uno di questi lacrimogeni, mentre riprendeva i lanci non conformi ai regolamenti è emblematico di un modus operandi inaccettabile in un qualunque Paese libero e minimamente civile (4).

Dunque, quello che è successo a Genova dieci anni fa è molto importante anche (soprattutto?) per capire fino a che punto la repressione violenta ed illegale del dissenso è realmente soltanto il frutto di una serie di condotte illecite di singoli agenti. Per valutare bene, cioè, se è possibile e ragionevole escludere, al di là di ogni lecito dubbio, che si possa invece prendere in considerazione l'ipotesi opposta di un vero e proprio pianificato disegno repressivo.

E, per questo tipo di riflessione, fondamentale, già dieci anni or sono e ancora oggi, è stato ed è l'apporto del web. Una Rete di preziose informazioni che ha fatto (e che fa) da contrappunto al coro giustificazionista dei media tradizionali. Con le notevoli eccezioni di singole rispettabilissime voci che non si sono uniformate (5), le TV e la grande stampa infatti partivano (e partono) sempre dal presupposto che la legalità sia una sorta di prodotto delle divise. L'equazione “uomo in divisa = buono”, con annessa adesione acritica alle versioni dei fatti fornite dalle questure, anche quando queste versioni dei fatti risultano smentite da immagini, testimonianze e accertamenti della magistratura: l'esatto contrario di ciò che dovrebbe fare chi si propone di fornire un'informazione completa alla cittadinanza. Un'informazione che sia al servizio della verità fattuale per come emerge, man mano che le notizie si rendono disponibili. Un'informazione, insomma, che non faccia da megafono agli apparati di potere, veicolando surrettiziamente la barbara idea che il rispetto delle garanzie e delle libertà di ogni cittadino spetti solo ed esclusivamente al manifestante diligente.

Sciocchezze, da propaganda di regime, perché – giova ripeterlo – la diligenza del manifestante non si valuta in piazza, con eventuale applicazione di rimedi da giustizia sommaria: nei moderni Stati di diritto, chi è accusato di condotte illecite viene fermato, identificato, processato e, se condannato, allora scatta la sanzione. Sanzione, che non sarà mai un pestaggio, così come non potrà mai essere la pena capitale, tra l'altro.


Giuseppe D'Elia


«Indomita Genova, le lacrime di luglio. 
Infondere paura come forma di controllo». 


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(4) Giusto alcuni spunti: a) http://friendfeed.com/seideegiapulp/0088a5a3/rendiamoci-conto-youtube-val-susa-poliziotto | b) http://friendfeed.com/seideegiapulp/9b259e05/l-illegalita-occultata-dal-coro-mediatico | c) http://www.carmillaonline.com/archives/2011/07/003968.html

(5) http://www.youtube.com/watch?v=c9I_tHhRUWE