Diciamolo senza tanti giri di parole: è soprattutto grazie al web che oggi la questione delle navi dei veleni non è stata definitivamente messa a tacere. Questione rilevantissima ed attualissima, del resto. Soprattutto alla luce di una politica che non solo considera irrilevante il no alle centrali nucleari espresso dai cittadini verso la fine degli anni Ottanta, ma che nicchia ogni qual volta si pone il quesito fondamentale circa la sorte delle scorie radioattive.
Che fine faranno i rifiuti radioattivi delle centrali, in un Paese che, già in un recente passato, ha avuto non poche difficoltà ad individuare siti appropriati persino per lo stoccaggio del materiale di risulta del nucleare medico-diagnostico? La risposta inquietante ce la fornisce un filmato, girato poco più di un mesa fa a Palermo, che circola in rete già da un po' (chiave per la ricerca: "Gianni Lannes l'alba di una nuova resistenza"). Lannes - nel corso di un convegno, il cui audio integrale è tuttora reperibile sul sito di Radio Radicale - in pochi minuti, tratteggia un quadro che definire a tinte fosche sarebbe mero eufemismo. In sostanza, le indagini del coraggioso freelance sarebbero in grado di provare che il traffico di rifiuti tossici da imbarcare su navi destinate ad essere affondate nel Mediterraneo sussiste ancora oggi. Lannes racconta appunto (...)
Giuseppe D'Elia