Creare "ponti, non muri". Tre semplici parole che permettono di cogliere a pieno lo spirito del sito "lo sbarco" ed il senso di questo "diario di bordo di un'impresa possibile". Quale impresa? Quella della "nave dei diritti", iniziativa promossa da nostri connazionali "che vivono a Barcellona" e che si dicono "seriamente preoccupati" per "ciò che avviene in Italia". Il manifesto di questo "movimento di cittadini/e", in Rete già da diversi mesi, racconta di come, vista dall'estero, l'Italia appaia sempre più come un Paese in cui "il razzismo cresce, così come l'arroganza, la prepotenza, la repressione, il malaffare, il maschilismo, la diffusa cultura mafiosa, la mancanza di risposte per il mondo del lavoro, sempre più subalterno e sempre più precario".
In Spagna, in particolare, desta sconforto la lettura dei "molti articoli" in cui "si è parlato dei campi Rom bruciati, dei provvedimenti di chiusura agli immigrati, delle aggressioni, dell'aumento dei gruppi neofascisti, delle ronde, dell'esercito nelle strade, della chiusura degli spazi di libertà e di democrazia, delle leggi ad personam". Tuttavia, i promotori, "convinti che ci siano migliaia di esperienze di resistenza, di salvaguardia del territorio, di difesa dei diritti, della salute, di servizi pubblici di qualità", hanno deciso di dar vita ad un percorso di sostegno dei valori positivi dell'Italia che non fa notizia.
Da qui, l'idea di celebrare i 150 anni dallo sbarco dei Mille, salpando in nave da Barcellona per portare "un grido di aiuto e solidarietà" agli Italiani che resistono a questo "imbarbarimento pericoloso". Una nave per solcare il Mediterraneo e ricordare, tra l'altro, che (...)
Giuseppe D'Elia