giovedì 29 aprile 2010

All'Asinara si celebra il primo maggio: festa del lavoro che non c'è


Celebrare la ricorrenza del primo maggio, organizzando all'Asinara "la festa del lavoro che non c'è", è l'ultima geniale trovata di quelli dell'Isola dei Cassintegrati.
Una sorta di "festa alternativa" – con tanto di foto inviate via internet da chi solidarizza coi senza lavoro, ma non potrà essere fisicamente con loro – che ci offre l'opportunità di dare un giusto riconoscimento alla "prima protesta operaia in diretta sul web". Una protesta in atto già da oltre due mesi, veicolata dal "blog dell'unico reality 'reale', purtroppo". Purtroppo, come recita il sottotitolo del blog, perché la realtà di chi resta senza lavoro in una fase di crisi economica è a dir poco angosciante. Troppo spesso, per giunta, si tratta di una realtà del tutto ignorata da chi non ne è direttamente coinvolto. Ciò – bisogna riconoscerlo – anche a causa della non sempre adeguata copertura mediatica di cui godono gli angoli bui di certi meccanismi di mercato. Meccanismi che, poi, in fin dei conti sono quelli che più incidono sulle vite di chi li subisce: vale a dire dei lavoratori che perdono il lavoro e delle loro famiglie.
Nondimeno, l'idea di trasformare il vecchio carcere dell'Asinara in una sorta di set satirico che, puntando sulla solidarietà della Rete, sbeffeggia quella pallida imitazione della realtà che domina da anni gli schermi televisivi di questo paese, ha funzionato. Il gruppo di cassintegrati Vinyls (ex Enichem di Porto Torres) ed Eurocoop che ha dato vita a questa originale forma di protesta ha raccolto infatti il sostegno di decine di migliaia di cittadini. Sono circa centomila, oggi, gli utenti di Facebook che sostengono l'iniziativa: elemento non certo irrilevante per l'attenzione che il mondo dell'informazione nel suo complesso ha finalmente riservato al dramma esistenziale di questi lavoratori del settore chimico. Ed il fatto che l'Eni, ora, dichiari pubblicamente di stare "dalla parte dei lavoratori" dà il segno che, forse, davvero "qualcosa è cambiato" (...)

Giuseppe D'Elia